“Nel pensare a come queste esperienze mi hanno influenzata nel trovare la mia identità come terapeuta mi vengono in mente le parole di una persona a me molto cara e appassionata di funghi, dalla quale ho scoperto che:
- i funghi non si cercano, si trovano. Noi ci possiamo solo mettere sul sentiero;
- la prima cosa che bisogna imparare è distinguere l’Amanita falloide dall’Amanita vaginata, due funghi similissimi, uno delizioso, l’altro mortale;
- solo i principianti prendono a calci i funghi velenosi, bisogna invece lasciarli lì, perché hanno una loro funzione per il sottosuolo e perché ognuno possa imparare a riconoscerli.
Ora, non sono mai andata a funghi ma mi accorgo che questi sono i tre insegnamenti fondamentali che la scuola mi ha trasmesso e che orientano il continuo costruirsi della mia identità come terapeuta. Continuerò a farne tesoro, con molta gratitudine”
(Giulia Papetti, sezione O)
“Già durante i miei primi mesi al Cpd, pensando al percorso appena intrapreso affermai “finalmente qualcuno che parla la mia lingua”.
Effettivamente, ad oggi, confermo sia stato e sia così. Non solo è stato fondamentale trovare una cornice teorica solida, ben definita e pensata per essere integrabile ad altri modelli, ma è stato altresì fondante sentirmi parte di un gruppo che avesse i miei stessi valori e la mia stessa concezione di avvicinamento all’altro, con più umanità possibile. Ad oggi se posso definirmi una terapeuta con un background teorico solido ma anche con una grande voglia di evolvermi, curiosa e interessata agli sviluppi della ricerca nell’ambito dell’efficacia dell’A.T , è grazie alla scelta fatta entrando a far parte della scuola, e grazie all’attenzione che il Cpd vi pone costantemente.
Porterò sempre con me la Protezione che, da subito e trasversalmente per tutto il percorso, ho sentito all’interno del gruppo e con i docenti; protezione intesa come: attenzione a noi allievi, tanto ai nostri punti di forza quanto a quelli da limare, accettazione completa con la sottolineatura prima delle nostre risorse e poi di quegli aspetti grezzi da portare in terapia e in supervisione.”
(Maila Serra, sezione O)
In queste settimane prima dell’open day, ogni martedì condivideremo con voi le parole di alcuni ex allievi, tratte dalle loro tesi di specializzazione.
“Durante l’open day a cui mi ero iscritta, vari input sono entrati in risonanza con me: come l’idea di apprendere un modello e una metodologia ricca e ben caratterizzata ma da utilizzare con flessibilità, apertura mentale e profondo rispetto per il paziente; o l’idea di integrazione, che ben si sposava con il mio atteggiamento curioso e con la paura che avevo al tempo di scegliere un abito che avrei potuto sentire stretto, rigido e che non avrebbe considerato l’unicità di ognuno e la complessità dell’essere umano, valori che reputavo e reputo importanti.
Mi ha colpito anche l’idea di un training in cui mi sarei messa in gioco come persona e come futura terapeuta, due dimensioni profondamente connesse e indivisibili, e che prevedeva la necessità di sperimentarsi in esperienze cliniche guidate, supervisioni, esercitazioni con il gruppo classe, in cui portare noi stessi e non scimmiottare ipotetici pazienti e in cui l’accento era messo sul provare con umiltà i panni del paziente prima di arrogarci qualsiasi diritto di accompagnarlo in un percorso di crescita e cambiamento”.
(Federica Zanelli, sezione O)